giovedì 4 ottobre 2012

Visioni


Osservando il ventilatore, con lo sguardo quasi perso nel vuoto, lo stesso che bisogna avere per dare forma agli stereogrammi.. capì molte cose di sè e della sua esistenza.
In fondo si sentiva un pò come lui.
Immaginatevi una stanza, calda, nella quale per cercare refrigerio si aziona un ventilatore. Uno di quelli alti, con un palo di ferro a sostenerlo e un piedistallo, a tre o quattro piedi, ad equilibrarlo.
Non è difficile immaginarselo, ma solo sentendosi l'afa dentro, si può riuscire a capire questa similitudine.
Il torrido caldo estivo appesantisce l'aria, ferma, e i semplici movimenti del conversare ti appiccicano addosso i vestiti.
Il ventilatore si muove, da sinistra a destra, da destra a sinistra, sposta aria in continuazione. Eppure, quando l'aria spostata non ti accarezza la pelle, il ventilatore sembrerà non esistere.
Nel suo moto perpetuo, sulla linea dell'orizzonte, il ventilatore subisce perdite d'equilibrio. Nei suoi cambi di direzione si sbilancia, si accomoda su uno dei piedini e riparte, nuovamente stabile.
Stesso moto, stesso comportamento, ma in un'altra direzione.
Osservando quell'oggetto, maledettamente costante e poco efficace, riuscì a vedere quello che non aveva mai visto.
Capì che ogni volta che "spostava aria", con tutte le sue forze, ma nelle direzioni più disparate, perdeva efficacia in tutte le altre. Capì che doveva azionare il pulsante di bloccaggio, concentrarsi in una sola direzione, spostare anche le montagne, per riuscire a realizzare i suoi progetti.. ed essere finalmente efficace.