venerdì 16 dicembre 2011

Arcobaleno


Apro gli occhi e saltello, fino alle altre due gambe.
Nel piede destro sembra ci sia un martello pneumatico, mi sono alzato troppo di fretta. Quello sinistro ha muscoli stanchi, per dover sostenere tutto il peso.
Vado in bagno, guardo la turca... è iniziata un'altra giornata di adattamento.
Pisciare su una gamba mi fa sentire speciale, come i cani.
La colazione è il momento migliore. Lentamente, spulcio i siti di alcuni quotidiani, mangio, bevo, ascolto musica e pianifico il mio percorso. La mia giornata sarà in modalità "risparmio energia".
Apro la finestra, respiro, le Alpi sono innevate e una leggera brina ricopre le auto parcheggiate.

Ho una giacca di mezza stagione, anche se fuori fa freddo. Scendo lentamente le ripide scale, cauto, per paura di cadere.
Arrivato in fondo mi prendo una pausa. Guardo il cielo, pesante, una goccia mi bacia la fronte, poi un'altra il naso ed un'altra una spalla. Metto il cappuccio e continuo a scendere lungo la strada.
Alla prima curva, cento metri dopo, un'altra pausa. Una soffiata d'aria fredda sale fino alla collina, mi entra nei polmoni, negli occhi. E' il buongiorno della natura.
Quando arrivo sul ponte sono ormai tutto bagnato e fiero del mio sacchetto sopra il gesso, che si rivelerà inutile. Attraverso la strada e faccio un'altra pausa, scrollandomi il dolore dalle mani. La vecchia che impasta dolci marocchini, come ogni mattina, ha il suo velo in testa e mi guarda con dolcezza, mentre cerco di riprendere energie.

Nel tram riprendo fiato, con la mia musica nelle orecchie. Davanti a me una ragazza, dagli occhi profondi come la notte, si fa piccola piccola per farmi stare comodo nel poco spazio disponibile. Io la ringrazio e le sorrido... due fossette si formano sulle sue guance, mentre volge lo sguardo alla città. Un bambino osserva curioso la mia gamba colorata e sussurra qualcosa all'orecchio della mamma. Mi rimetto il cappuccio, è ora di scendere.

Vivo la giornata con un nuovo ritmo. Sfrutto le occasioni che ho per riposarmi, per oziare, come se il mio non far niente fosse giustificato. Mi prendo il mio tempo, cerco il positivo nei miei giorni infortunati. E quando il sole illumina i miei pensieri, dentro di me vedo nascere l'arcobaleno.