lunedì 29 luglio 2013

A Sophia

Guardandoti e "pugnando" con te
si rinasce,
si assapora nuovamente la fantasia
dell'infanzia,
si tolgono le maschere e le armature
dell'età adulta.
La stessa età che ti proibisce
di mangiare con le mani
di sporcarti i vestiti
di appoggiare le tue mani sul viso di altri
di sperimentare i tuoi sensi.
Ed io mi chiedo l'utilità
del galateo
che trasforma in principessa una dea
che trasforma in uno stagno
un pozzo di vita.

domenica 12 maggio 2013

Vittorie che contano.




Al torneo di calcio Ringo di Torino, 12 maggio 2013...

Siamo stati tutto il giorno sotto il sole. Una partita dietro l'altra da arbitrare, segnare i risultati e farli firmare ai mister per evitare reclami sulla classifica. Già, l'importantissima classifica.
Bimbi che corrono avanti e indietro sui campi, sotto il sole battente, per raggiungere la finale.
C'erano squadre arrivate da lontano, dopo lunghi viaggi, altre che calpestavano lo stesso campo che li accoglie ogni settimana per gli allenamenti... ma tutti con lo stesso intento, vincere il torneo.

Dopo otto ore sotto il sole, si arriva alla finale della categoria “Junior”, tra due squadre che si danno battaglia fino ai rigori.
Osservando la lotteria dei rigori, mi capita di vedere un bimbo che trattiene le lacrime, nervoso. Nervosissimo.
È il portiere di una delle due squadre. Ha appena subito un gol su rigore. Un rigore che era costretto a parare, per far vincere la sua squadra. Ha addosso gli occhi dei compagni, dei tifosi, dello speaker che racconta senza sosta la manifestazione, del mister che da tutto il giorno riesce ad urlare solamente una cosa ai suoi ragazzi... GRINTA!!
Mi trovo vicino a lui.. gli allungo la mano aperta e gli dico: “vieni qui bello.. batti un 5!”
Mi si avvicina, gli metto un braccio intorno al collo, e appoggio la mia mano sul suo petto. Il cuore batte all'impazzata. Ha appena sbagliato una parata decisiva. Tutti lo sanno e non fanno molto per fargli sentire meno pressione. Il mister gli urla.. GRINTA!!
Gli dico di stare tranquillo, che nel calcio di rigore parte svantaggiato, che nel 90% dei casi chi tira fa gol... “devi solo scegliere dove tuffarti e sperare che l'avversario tiri da quella parte”.
Il bimbo annuisce. Si mette in porta. L'arbitro fischia e... GOL!!
Il mister: “GRINTAAA!!”.
Il bimbo, sguardo basso e pugni chiusi, trattiene a fatica le lacrime.
Mentre il suo mister carica alla sua maniera il giocatore che va a calciare il rigore, il portiere si avvicina a me. Il mio braccio è di nuovo attorno al suo collo, il suo cuore batte di nuovo all'impazzata. Lo invito a sentire il battito.. “va troppo forte, devi stare tranquillo. Ricordati, scelgo un lato e mi butto.. Tutto qui!”.

Il bimbo annuisce. Si mette in porta. L'arbitro fischia e... PARATA!!
Tutti esultano e festeggiano per la vittoria del torneo...

Io, per la sua.

lunedì 7 gennaio 2013

6 gennaio 2013



Solo il ticchettio di rinvii
sulla roccia metamorfica,
le unghie grattano la parete
alla ricerca della cima.

Sostando sui piedi, dolenti
contemplo il panorama mozzafiato
accarezzato da un vento di primavera
mite e profumato.

Lascio
tra le mani di un fedele compagno
amico di sempre
lo splendore della vita.

Lui
ai piedi della falesia
io
ai piedi del cielo
condividiamo l'emozionante potenza
della natura.

sabato 8 dicembre 2012

Chi se ne frega...

Chi se ne frega, se la mattina, quando ancora non sei persona,
ti tocca pedalare per arrivare in orario.
Chi se ne frega, se a volte pedali per dei chilometri per arrivare a destinazione
se i piedi ti si congelano al freddo
il naso non lo senti più e, gocciola come una stalattite
le mani, malgrado i guanti "wind-stopper", ti diventano come quelle dei lego
e l'aria fredda, anche se sei coperto come un beduino, ti accarezza anche le ossa..
Chi se ne frega, se quando piove ti devi mettere dei vestiti improponibili per ripararti dall'acqua
e poi quando li togli ti accorgi di essere bagnato lo stesso.
Chi se ne frega, se tutti i jeans che hai sono consumati sotto il cavallo
se mentre pedali, da quello spiraglio, passa un'aria che ti addormenta i gioielli
che poi a volte arrivi a casa e controlli se ci sono ancora.
Chi se ne frega,
se devi soffrire e, il sellino congelato ti ispira le imprecazioni più ricercate
e a volte ti sorprendi di tanta creatività.
Chi se ne frega...
un giorno un sole caldo splenderà, e tutti sfrecceranno con le loro biciclette.
Scontati, come i panettoni dopo le feste natalizie.
Ma chi se ne frega.
A me, non sono mai piaciute le cose scontate.

venerdì 7 dicembre 2012

Natura



Sento la sveglia, lontana...
Il mio corpo sembra più lento e fuori il cielo è grigio, come il cielo che ho dentro.
Un piccione sul balcone, si ripara, emettendo un lamento costante.
Anche lui ce l'ha con il tempo, che gli inzuppa le penne e affatica le zampe.
Rotolo fuori dal letto, con mille idee in testa, come ogni giorno.
Sposto la tenda, ma tutto è morto intorno.
Solo cemento, automobili, asfalto.
Allora ripenso a una bella collina, nei grigi giorni di pioggia.
La nebbia era bassa e la città morta.
Bevendo un tè caldo, appoggiato al davanzale, guardavo il bosco, che la pioggia suonava.
Un'ape rientrava al suo nido, all'angolo della finestra
e il corvo scrutava la valle, dal ramo più alto, proprio sopra la mia testa.
Ora spero che il caffè rincuori il mio organismo
ma basterebbe un solo raggio di sole,
o una finestra aperta all’ottimismo..
e così, mentre sorseggio il caffè caldo,
ripenso a quella bella collina.. nel cupo grigiore di questa mattina.

giovedì 4 ottobre 2012

Visioni


Osservando il ventilatore, con lo sguardo quasi perso nel vuoto, lo stesso che bisogna avere per dare forma agli stereogrammi.. capì molte cose di sè e della sua esistenza.
In fondo si sentiva un pò come lui.
Immaginatevi una stanza, calda, nella quale per cercare refrigerio si aziona un ventilatore. Uno di quelli alti, con un palo di ferro a sostenerlo e un piedistallo, a tre o quattro piedi, ad equilibrarlo.
Non è difficile immaginarselo, ma solo sentendosi l'afa dentro, si può riuscire a capire questa similitudine.
Il torrido caldo estivo appesantisce l'aria, ferma, e i semplici movimenti del conversare ti appiccicano addosso i vestiti.
Il ventilatore si muove, da sinistra a destra, da destra a sinistra, sposta aria in continuazione. Eppure, quando l'aria spostata non ti accarezza la pelle, il ventilatore sembrerà non esistere.
Nel suo moto perpetuo, sulla linea dell'orizzonte, il ventilatore subisce perdite d'equilibrio. Nei suoi cambi di direzione si sbilancia, si accomoda su uno dei piedini e riparte, nuovamente stabile.
Stesso moto, stesso comportamento, ma in un'altra direzione.
Osservando quell'oggetto, maledettamente costante e poco efficace, riuscì a vedere quello che non aveva mai visto.
Capì che ogni volta che "spostava aria", con tutte le sue forze, ma nelle direzioni più disparate, perdeva efficacia in tutte le altre. Capì che doveva azionare il pulsante di bloccaggio, concentrarsi in una sola direzione, spostare anche le montagne, per riuscire a realizzare i suoi progetti.. ed essere finalmente efficace.

domenica 3 giugno 2012

Le Rabot

Siamo ai primi di giugno, il ciliegio rigoglioso nel cortile non ha più frutti ed è ora di riordinare le mie cose. Passa in fretta un anno, come le rondini che all'inizio della primavera sorvolavano la residenza.

Se ripenso alle mie idee, alle aspettative che avevo prima di partire, mi rendo conto di aver fatto una minima parte di quello che avevo in testa. I miei viaggi, le capitali europee da visitare, dimenticate strada facendo. Nonostante una discreta disponibilità economica e il tempo libero, la passione che ho provato per questo rifugio di giovani folli, mi ha invitato a restare.

Qui ognuno cerca il suo equilibrio, andandoci molto vicino.

Il sole che nasce ogni mattina dietro quelle splendide cime, che colora la valle di pennellate d'oro.
Il venticello che rinfresca ogni faticosa salita, all'ultima curva, per premiare il nostro spirito dinamico.
Le feste all'aria aperta, quando attorno al fuoco parliamo tutte le lingue del mondo e ammiriamo tutte le sfumature delle fiamme.
I pranzi in giardino suonando la chitarra, il tramonto dietro Vercor che rinfresca la città.
Il brillare delle luci cittadine, quando la notte ci dividiamo una bottiglia di vino e fantastichiamo sul nostro futuro.
La poesia, le canzoni, le partite di calcio, i video assurdi delle serate di festa, il cuscus marocchino, il cibo cinese, la tortilla, le penne tricolore, le follie di ogni persona, la filosofia delle nostre giornate, il mate, la profondità di ogni riflessione, l'odore d'erba all'aprire la finestra... la solitudine che trovi nella tua stanza e nella tua testa.

Queste cose e tante altre, non ti lasciano partire. Non è una questione di pigrizia, è soprattutto benessere.
E' sentirsi privilegiati di poter vivere qualcosa di semplice, ma anche straordinario.
Tra una settimana, tutto ciò sarà un ricordo, attraverserò per l'ultima volta quel portone in fondo alla strada. Tornerò a casa, dopo un viaggio lungo dieci mesi, ma non sono triste per questo.

Me ne vado da solo, com'ero arrivato, con un'altra prova del fatto che il mondo può essere un posto meraviglioso.