mercoledì 22 febbraio 2012

Eurotrip (prima parte)


Dalla finestra entra un bel sole, vedo le Alpi innevate, sono di nuovo a Grenoble.
Era un sabato mattina quando partii da qui, dodici giorni fa.
Col mio zaino in spalla scendevo lungo la strada che porta alla città, immerso nel freddo polare che avvolgeva l'Europa intera. Infreddolito e imbacuccato pensavo al mio thermos pieno di tè caldo nello zaino. La mia salvezza.

La prima destinazione è stata Ginevra. Avrei voluto visitarla meglio, ma mentre camminavo per le strade della città vecchia, il freddo mi penetrava nelle ossa e la voglia di camminare, con il mio zaino in spalla nel lusso della città, s'affievoliva ad ogni passo. Mi convinsi di dover almeno vedere il simbolo della città. Un enorme getto d'acqua verticale su una sponda dove il lago di Ginevra confluisce col fiume Rodano. Completamente ghiacciato per l'occasione!
Tornando verso la stazione entrai a Starbucks per bere un caffè americano e appuntare qualche riga sul mio diario di viaggio: "Come finire a Starbucks durante una giornata di turismo? fuori ci sono dieci gradi sotto zero".
All'aeroporto, dove ho passato la notte, ho incontrato Ivan. Un amico Colombiano che abita nella mia residenza. Anche lui in partenza per il suo viaggio, in Italia. Abbiamo passato una bella nottata, tra lezioni di italiano, musica e qualche ora di sonno.
La mattina dopo, ognuno per la sua strada. Io Amsterdam, lui Roma.

Arrivato ad Amsterdam ci ho messo un pochino ad orientarmi. L'inglese non è il mio forte.
Dopo aver capito come arrivare alla stazione centrale, a cinque minuti a piedi dall'ostello che avevo prenotato, ho conosciuto due italiani più o meno sperduti come me. Arrivati in città, dopo aver salutato i miei nuovi compagni di viaggio, mi sono incamminato verso l'ostello.
Alle dieci del mattino, facendo confusione con le viuzze, mi sono trovato davanti ad una vetrina rossa, dove una puttana di circa quarant'anni più vecchia di me tentava di sedurmi. Uno spettacolo mostruoso.
Dopo l'incontro ravvicinato con la decadenza, ho trovato il letto che avevo prenotato.
Normalmente non mi piace unirmi ad altri connazionali durante i miei spostamenti, ma questa volta ho fatto un'eccezione. A mali estremi, estremi rimedi.
Dopo una notte al quartiere a luci rosse tra vicoli e Coffeeshop in loro compagnia e un pomeriggio al museo Van Gogh, però, ho preso la mia strada solitaria.

Camminare per Amsterdam mi faceva sentire bene. Sentivo come un senso di leggerezza, ma non era causato dalla notte al Coffeeshop, era diverso, di quelle vie e quei canali ghiacciati mi piaceva tutto.
Le case pittoresche del 1800, mi affascinavano tantissimo. Una attaccata all'altra. Una più alta e l'altra più bassa. Qualcuna sporgeva più delle altre, sembrava dovesse cadere da un momento all'altro. Ed io stavo li ad immaginarmi vestito come nell'epoca della loro costruzione, passeggiando in quegli stessi luoghi. In una sorta di trans, macinavo chilometri in una delle città più affascinanti che io abbia mai visto.

Quando tornai nell'ostello il secondo giorno, trovai un nuovo arrivato, Christoph. Un ragazzo tedesco che aveva vissuto un anno a Buenos Aires, perfetto, comunicando in spagnolo uscimmo per le strade di Amsterdam a cercare un pub dove bere una birra.
L'indomani facemmo un piccolo tour della zona ovest della città, prima di separarci e continuare il nostro viaggio in solitaria.
La sera andai alla stazione ad accogliere i miei amici argentini che arrivavano dal Belgio. Passammo una bella serata nel quartiere più famoso di Amsterdam, tra discorsi visionari e paranoie.

La mattina seguente, zaino in spalla uscii all'alba per andare a prendere l'autobus per Bruxelles. Le strade della città deserte e i colori del sorgere del sole mi lasciarono il ricordo più bello di Amsterdam.
A Bruxelles c'era Léonie ad aspettarmi, sorridente come sempre. Quel sole che risplendeva nelle giornate passate a Grenoble era ancora forte nei suoi occhi. Eccola lì, in piedi davanti ai tabelloni degli arrivi, "The big hard sun".
Dopo un abbraccio e qualche battuta delle nostre, siamo andati a cercare Diana, l'altra viaggiatrice Erasmus.
La visita di Bruxelles risultò un pò dispendiosa. Come per magia ci siamo trovati di fronte ad un pub con un'offerta di 2500 birre provenienti da tutto il mondo. E' stato impossibile resistere a tale fascino. Dopo un paio di birrozze e una mangiata delle tipiche patatine fritte belga, siamo partiti per Genth.
Genth, mi è sembrata davvero bella, come tutte le città che ho visto in Belgio. Bruges, Anversa, Bruxelles, ognuna di loro ha il suo incanto. A modo suo, ognuna, è capace di stupirti.

La parte più interessante del viaggio è stata passare il fine settimana nella casa della famiglia di Léonie, in aperta campagna.
I suoi genitori hanno una fattoria dove allevano delle mucche e coltivano un orto. Sono persone davvero speciali, ospitali, sempre col sorriso sulle labbra e di una semplicità disarmante. Il fratello e la sorella di Léonie, non smettono un attimo di ridere e di prendersi in giro. Proprio come fa lei.
Nel mio diario di viaggio ho scritto: "Gente così, genuina e spiritosa, è ciò che di più bello ti può capitare in un viaggio. Dalla finestra l'orizzonte, mosso dal vento e dalla pioggia, tranquillizza l'atmosfera. Malgrado il clima, queste persone hanno il sole dentro. Sarà la campagna, sarà l'armonia di questa famiglia, ma questo odore di merda sa di fiori a primavera".

La mattina di Lunedì sono ripartito. Contento dell'ospitalità ricevuta e della carica che mi hanno regalato queste persone. Mi sono sentito come a casa, senza preoccupazioni ne pensieri.
Il viaggio di ritorno è stato spezzato da un mini-tour di Parigi. Mi sono limitato a passare qualche ora sotto la Tour Eiffel e ad osservare gli artisti di Montmartre. A Parigi ci sono arrivato la mattina alle 11, con un covoiturage. E' molto utilizzato in Francia. Si tratta di prenotare, attraverso internet, un posto nella macchina di qualcuno che fa il tuo stesso tragitto. E' normalmente più economico dei mezzi pubblici e sicuramente più interessante.
Alle 18:41 il TGV è partito dalla Gare de Lyon per riportarmi a Grenoble, da dove ora sto scrivendo e da dove tra un paio di mesi ripartirò per il prossimo Eurotrip.

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